La storia del Pilates

Le origini del Pilates: il metodo di allenamento nato in un campo di prigionia

Tra le immagini dei campi di papavero e delle trincee che formano la memoria collettiva della Prima guerra mondiale, non balzano subito alla mente quelle dei campi di prigionia sulle isole britanniche, ma durante la guerra la Gran Bretagna internò quasi 116.000 persone in campi di concentramento sparsi per tutto il Paese, dall’Alexandra Palace di Londra a un’ex fattoria sull’Isola di Man. Tra coloro che si trovarono rinchiusi in quest’ultima c’era un pugile e artista circense di nome Joseph Pilates.

Pilates – nato a Mönchengladbach nel 1883 – si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Pilates fu uno dei primi civili a diventare prigioniero di guerra in Gran Bretagna durante la Prima guerra mondiale, ma al suo seguirono migliaia di altri arresti. La stragrande maggioranza dei prigionieri era detenuta presso il campo di prigionia di Knockaloe (pronunciato Knock-ay-low) sull’Isola di Man, che è arrivato a contenere 23.000 uomini. Pilates fu trasferito a Knockaloe il 12 settembre 1915 e fu qui, nelle limitazioni del confinamento, che nacque il suo originale sistema di esercizi. Osservando gli esercizi di allungamento a terra e le attrezzature che usava (spesso paragonate agli attrezzi di tortura medievali) si riesce a immaginare in che modo l’esperienza del confinamento in tempo di guerra fu di ispirazione per gli esercizi che poi si evolsero nella tecnica del Pilates.

Secondo il suo racconto, Pilates iniziò a osservare i gatti e ad analizzare con attenzione i loro movimenti, fino a realizzare che la chiave della loro vitalità erano i loro frequenti allungamenti. Ispirandosi a questi movimenti, cominciò a sviluppare una serie di esercizi per allungare la muscolatura umana, che Pilates racconta di aver testato sui suoi compagni di prigionia, i quali mostrarono risultati sorprendenti. Così ebbe inizio la “Contrology” (letteralmente “contrologia”, N.d.T.), nome con cui fu inizialmente chiamato il sistema di esercizi – o quanto meno così racconta la storia. Quando fu finalmente rilasciato, nel marzo del 1919, Pilates fu rimpatriato in Germania, all’età di 36 anni. Secondo i resoconti, in quegli anni l’esercizio e l’allenamento continuarono ad essere la sua principale occupazione; per un certo periodo seguì il corpo di polizia di Hannover nell’allenamento fisico e lavorò con diversi ballerini sulle loro problematiche fisiche. Questa attività lo portò a contatto con la celebre danzatrice Hanya Holm, che più tardi emigrò a New York e divenne una dei “Quattro Grandi” fondatori della danza moderna americana. Holm si dimostrò essere un ottimo contatto, in un momento in cui anche Pilates guardava a più lontani orizzonti. Nel 1926 si unì al lungo flusso di europei che salpavano alla volta di Ellis Island, a New York, nella speranza di realizzare i propri sogni da immigrato. A questo punto Pilates era poco più che 40enne e pronto a partire per una nuova vita. Durante il viaggio verso New York conobbe una donna tedesca di nome Clara Zuener, che sarebbe diventata la sua partner per tutta la vita, sia in ambito affettivo che professionale. Insieme gestirono uno studio in cui insegnarono i principi della Contrology a un gruppo di seguaci non numeroso, ma fedele e influente. 

La loro prima palestra – il Joseph H. Pilates Universal Gymnasium – aprì nel 1927 al 939 di Eighth Avenue, dove rimase per oltre quarant’anni. Al tempo non esisteva una cultura della palestra come la conosciamo oggi, e Pilates criticava aspramente lo stile di vita americano, ritenendo di offrire un efficace antidoto alle pressioni e tentazioni della vita moderna. I suoi contatti nel mondo della danza attirarono nel suo studio vari artisti tra cui la coreografa Martha Graham. Nei successivi due decenni Pilates cercò di diffondere la sua filosofia di allenamento oltre i circoli della danza, pubblicando due libri: Your Health (La tua salute, N.d.T.) nel 1934 e Return to Life Through Contrology (Tornare alla vita con la Contrology, N.d.T.) nel 1945 che promuovevano la Contrology come sistema di esercizi olistico per corpo e mente. 

Pilates era determinato a convincere l’opinione pubblica e la classe medica che la Contrology fosse la medicina più efficace. Con un approccio sempre molto ardito, prometteva che: “Return to Life spiega perfettamente come realizzare la nobile ambizione di raggiungere una buona forma fisica a casa propria, e a basso costo”. Ma il fatto che il mondo medico non riconobbe il valore delle sue idee rivoluzionarie lo lasciò deluso fino al momento della sua morte, nel 1967. Anche se morì in un relativo anonimato, i suoi primi seguaci ritenevano che Pilates avesse inventato qualcosa che valeva la pena di preservare.

Negli anni ’70 e ’80, i suoi ex studenti continuarono a praticare il suo metodo, adattando i rigorosi esercizi alle diverse esigenze, aprendo studi anche fuori da New York e modernizzando l’attrezzatura. Questa evoluzione non ebbe tuttavia un andamento lineare. Negli anni ‘90, le dispute su chi potesse usare il nome Pilates divisero una comunità già disunita, portando a una battaglia legale che finì nell’ottobre del 2000. Il tribunale stabilì che nessuno era legittimato a monopolizzare il termine ‘Pilates’, che si riferiva a un metodo di allenamento che chiunque poteva seguire. Oggi è una tecnica praticata da milioni di persone in tutto il mondo.

“Il metodo di allenamento è cambiato molto, ma le sue radici sono ancora nella prigione di Knockaloe”, afferma John Howard Steel, uno degli ultimi studenti di Pilates ancora in vita e autore di Caged Lion  -Leone in gabbia) “Pilates è ancora lì, e cerca giorno dopo giorno un modo per allenare il corpo in un piccolo spazio”. “Quello che ha scoperto è molto utile nel mondo moderno, perché siamo tutti confinati. La maggior parte delle persone oggi trascorrono il proprio tempo sedute in ufficio, e vivono in spazi ridotti. Questa è stata la sua scoperta: trovare il modo di vivere nella prigione della vita”.